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17/09/2016 - Primo piano e Cronaca

PORDENONE: FERRARI ROTTAMATA! FINE DI LUNGA "ODISSEA" LEGALE

Non si č risolta bene per il cavalier Mario Ruoso, che sperava nel ricorso...

17 Settembre 2016


LA CURIOSITÀ

 

Trasformata in un rottame la Ferrari "giapponese" clonata

Confiscata dai Finazieri 

a un Autosalone pordenonese

 

 

PORDENONE

È stata rottamata la Ferrari 250 GT0 che aveva trascinato Mario Ruoso, titolare del Garage Venezia, a Processo per l’ipotesi di introduzione nello Stato di prodotti con segni falsi.

L’imprenditore era stato assolto, ma per la macchina il giudice aveva disposto la confisca ai fini della distruzione.

Non era una Ferrari, ma una Nissan pagata 30 milioni di lire nel ’95.

Ad accorgersi che si trattava di un clone era stata la stessa casa automobilistica di Maranello. Ieri un’enorme pressa idraulica ha trasformato la rara automobile - ambita dai collezionisti di tutto il mondo - in un ammasso di rottami ferrosi.

L’operazione è avvenuta alla presenza della Guardia di Finanza.

Erano stati i finanzieri della Compagnia di Pordenone, infatti, a cogliere le anomalie che avevano portato alla luce una contraffazione perfetta. La Ferrari GTO era stata infatti realizzata utilizzando il telaio di un’autovettura giapponese sulla quale era stata perfettamente ricostruita una delle sportive più famose del marchio modenese.

 

(Fonte: Gazzettino di Pordenone)

 


La Finanza rottama la Ferrari taroccata

 

La Gto d’epoca aveva solo la livrea

e il classico colore rosso del Cavallino.

Sotto c’era il telaio di un’auto giapponese

 

PORDENONE

Bella e impossibile, da possedere. Non solo perché costa 35 milioni di euro – questo il valore a cui è stata acquistato di recente uno dei pochi esemplari sul mercato –, ma anche perché perfino la sua imitazione è proibita.

E così la Ferrari Gto 250 più famosa di Pordenone,

o meglio il suo clone, non c’è più.

Era stata confiscata all’imprenditore Mario Ruoso e dopo l’accusa di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, dalla quale Ruoso è stato assolto, la finta Ferrari è stata ridotta a un cubo di lamiere.

Un peccato per la vista e in fondo anche per il portafogli. Perché seppur lontanissima – soprattutto per il motore visto che la macchina in realtà era una Nissan – dall’originale, l’auto aveva comunque un valore commerciale di 41 mila euro.

Dal salone del Garage Venezia, tuttavia, non era mai uscita perché la Guardia di Finanza la sequestrò quasi subito proprio con l’accusa di contraffazione (era il 2008). A quel punto il cavaliere aveva dovuto affrontare il processo che si era concluso con l’assoluzione per i reati penali ma anche con un verdetto impietoso per la vettura: la Ferrari con il telaio della macchina giapponese avrebbe dovuto essere distrutta.

E così, su disposizione della Guardia di Finanza, ci ha pensato Cocozza, specialista nelle demolizioni, a schiacciare il sogno rosso e trasformarlo in un cubo di rottami. Alla fine della procedura di demolizione, a ricordare la carrozzeria è rimasto solamente il Cavallino rampante.

  

(Fonte: Messaggero Veneto - (17.09.2016)

 

 


 

Ferrari “mascherata”,

 multa a Ruoso

 

In realtà era una Nissan,

 sequestrata nel 2008 dalla Finanza.

LA DIFESA:

già assolti dall’accusa più pesante,

RICORREREMO

 

PORDENONE

Una Nissan “scambiata” per una Ferrari mette in difficoltà il patron del Garage Venezia (nonché di Tpn) che, assolto dall’accusa di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, si vedrà distrutta l’automobile contestata, salvo una decisione contraria in appello.

La vicenda, che aveva preso le mosse nel 2008, si è conclusa ieri a palazzo di giustizia davanti al giudice monocratico Eugenio Pergola. Forse mai avrebbe pensato Mario Ruoso, 74 anni, di Porcia, che quella replica del Cavallino Rampante gli avrebbe procurato tante noie.

L’imprenditore avera acquistato una Nissan somigliante a una Ferrari Gto, esponendola nello show room. All’interno campeggiavano degli scudetti della Ferrari. L’auto venne acquistata da un cliente per 41 mila euro.

La Nissan, però, non uscì mai dall’autosalone in quanto la guardia di finanza la sequestrò immediatamente: «Porta i segni contraffatti della Ferrari», era l’accusa.

Da qui le due imputazioni: introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (pena, in caso di condanna, da uno a 4 anni e 35 mila euro di multa) e l’esposizione e vendita di una Nissan replica Ferrari in violazione di un valido titolo di proprietà industriale (violazione che prevede una sanzione pecuniaria). Durante il processo sono stati sentiti diversi testimoni, tra i quali il responsabile della Ferrari per le auto d’epoca.

La difesa, sostenuta dagli avvocati Bruno Malattia e Renato Vollaro, ha prodotto i listini di due Ferrari Gto (sono 60 quelle in circolazione), 35 e 30 milioni all’asta, dimostrando che i marchi distintivi incollati sono in libera vendita nei negozi Ferrari e nelle bancarelle; quanto alla “confusione” tra i due modelli, è stato dimostrato che i vetri e la carrozzeria in vetroresina riportava ben visibile il marchio Nissan.

Mario Ruoso è stato assolto dalla prima imputazione e multato, 600 euro, per la seconda. Il giudice ha ordinato la confisca e la distruzione dell’auto.

«Faremo appello – dichiara l’avvocato Bruno Malattia – in quanto non è stato violato alcun titolo di proprietà. Il nostro assistito ha tenuto una condotta ineccepibile». In attesa del secondo grado, la Nissan, “sigillata” dal 2008, resta sotto sequestro.

  

(Fonte: Messaggero Veneto - 05.10.2013)

 



 
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